Il libro dell'Inquietudine di Bernardo Soares - Fernando Pessoa


Il libro dell'Inquietudine di Bernardo Soares


Self portrait with red hat of the Argentine artist Leonor Fini (1908-1996)






"Le figure immaginarie hanno più spessore e verità di quelle reali. Il mio mondo immaginario è stato sempre per me l'unico mondo vero. Non ho mai avuto amori così reali, così pieni di verve, di sangue e di vita come l'amore vissuto con figure uscite da me stesso. Che peccato! Ne ho nostalgia perchè, come ogni amore, anche questi amori passano"...nota 198(367) Il Libro dell'inquietudine di Bernardo Soares - Fernando Pessoa

"Non ho fatto altro che sognare. Questo, e questo soltanto, è sempre stato il senso della mia vita. Non ho mai avuto altra preoccupazione vera se non la mia vita interiore. I più grandi dolori della mia vita sfumano, quando, aprendo la finestra che si affaccia sulla strada del mio sogno, e guardando il suo andamento, posso dimenticare me stesso". 200(373) Il Libro dell'inquietudine di Bernardo Soares - Fernando Pessoa



Volando sopra le note di Pessoa

Sono convalescente in campagna

Nausea

Ho soprattutto sonno

Sono svenuto durante un brano della mia vita

Tutto quanto succede nel dove in cui viviamo, succede in noi. Tutto quanto cessa in ciò che vediamo, cessa in noi. Tutto ciò che è stato, se lo abbiamo visto quando era, quando se ne va è tolto da dentro di noi.

.....L'Inquietudine di stare qui, la nostalgia di un altra cosa che non si è conosciuta.
Ciò che abbiamo sentito è ciò che abbiamo vissuto.

La vita è per noi ciò che immaginiamo di essa.

Uno stato d'animo è un paesaggio;

Cìò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo.

Il tedio è la mancanza di una mitologia,
della capacità di un illusione.

ASPETTO DUNQUE AFFACCIATO AL PONTE


Ti conosco dal 1992, ti ho visto a Lisbona nel 1998, ricordo la Piazza del Rossio,
Elephant Man e il lustra scarpe,
ti ho letto e riletto, tra decine di appunti
fogli sparsi, passando tra i labirinti di Borges, le intuizioni di Croce, lo spazio e la coscienza di Bergson, i giardini di Kawabata, le lezioni di Calvino, e la scimmietta di Strauss...Valery c'era!
Ho trovato i frammenti, di ciò che lessi
sparsi nel Tago, Lisbona
luce giallastra, fiume dai due sessi;
Io che ho amato salire al Castello di Sao Jorge, dall'Alfama,
con l'odore dell'arringa che mi spingeva
e la coda del Pavone
Guardiano che mi accarezzava e custodiva
pensando a Murakami e
la saudade e la passione mistica
del sublime visionario Hieronymus Bosh,
dall'alto del Barrio!



Gabriele Croppi


http://www.espoarte.net/arte/fotografia-2/gabriele-croppi-la-metafisica-di-luoghi-esplorati-con-la-fotografia/#.UN9qluS7t1I

Commenti

  1. A.F: penso al primo capoverso della nota: "siamo della stessa sostanza di cui son fatti i sogni". ne è un'implicazione, ti pare?
    Ke-r..sì..una l'ombra dell'altra...
    A.F:mi sta venendo un'idea... la preciso poi ti scrivo.
    P.F:grazie, erinni
    G.D.R:Ah, tutto è simbolo e analogia! / Il vento che passa, la notte che rinfresca / sono tutt'altro che la notte e il vento: / ombre di vita e di pensiero. / Tutto ciò che vediamo è qualcos'altro. / L'ampia marea, la marea ansiosa, / è l'eco di un'altra marea che sta / laddove è reale il mondo che esiste. / Tutto ciò che abbiamo è dimenticanza. / La notte fredda, il passare del vento / sono ombre di mani i cui gesti sono / l'illusione madre di questa illusione. - FERNANDO PESSOA, Faust, Atto primo -La letteratura, come tutta l'arte, è la confessione che la vita non basta.
    ________________________________

    Esiste una stanchezza dell'intelligenza astratta ed è la più terribile delle stanchezze. Non è pesante come la stanchezza del corpo, e non è inquieta come la stanchezza dell'emozione. È un peso della consapevolezza del mondo, una impossibilità di respirare con l'anima.
    ________________________________

    Un uomo, se possiede la vera sapienza, può godere l'intero spettacolo del mondo seduto su una sedia, senza saper leggere, senza parlare con nessuno, soltanto con l'uso dei sensi e il fatto che l'anima non sappia essere triste.
    ________________________________
    La letteratura, come tutta l'arte, è la confessione che la vita non basta. (Fernando Pessoa).
    Naturalmente, questo non vuol dire che c'è più vita nell'arte e nella letteratura.
    O che la vita non è vita senza arte e letteratura.
    Maurice Blanchot era convinto che la realtà imita la letteratura: la letteratura è più avanti, sa di più di noi.
    Maria Zambrano parla di una scienza dell'anima.
    Se al posto di vita mettiamo realtà e se realtà significa realtà dell'anima, e se stiamo movendo verso un sapere dell'anima, questo sapere può prescindere dalle nostre narrazioni e dalla capacità che è propria della poesia di divinare da quel fondo enigmatico e buio da cui parliamo?
    La vita non basta, se per vita intendiamo la favola metropolitana raccontata dalla televisione tutta: la vita è tutta fuori.
    La realtà dell'Inconfessabile, il Segreto, il non detto delle emozioni (e della sessualità e della droga), la qualità degli accordi a cui giungiamo quando ci è concesso il privilegio di un incontro (empatia e kairos), il nostro domandare, la preghiera, la giusta attesa, le pause dell'anima, il silenzio, l'innocenza seconda, l'inquietudine e l'irrequietezza, la differenza in pace.
    Ciò che conta veramente è invisibile, indicibile, in breve aspirazione alla giustizia, perché nulla vada perduto, nemmeno un grumo, di ciò che è altro, irriducibilmente altro.
    La tendenza delle politiche del pensiero unico a ridurre tutto a sé è negazione della vita, di tutta la vita.

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  2. Scritto da Marinaf:

    http://www.youtube.com/watch?v=D_Mj_wc8jeA
    Intraducibile la parola portoghese "saudade". Nostalgia parola troppo giovane ( risale al Settecento ) ed incompleta per riuscire ad incarnarne almeno in parte il senso nella nostra lingua. Saudade è una parola arcaica, antica quanto il mondo. Ascoltare al tramonto la voce di Teresa Salgueiro, magari camminando per Lisbona, mentre le luci delle navi in lontananza si riflettono nel Tago, magari in una sera nebbiosa ed umida, magari da soli, può avvicinarsi di più alla sua radice nodosa che si avvolge alla base del Tempo. Il vero viaggiatore conosce molto bene il significato esatto della parola saudade, lo vive come uno stato, come uno stare dentro. Entrare e percorrere questo libro è sperimentare questa parola, è sentire quello struggimento melanconico che vela lo sguardo, quel disìo dantesco che" intenerisce il core". Viaggiare è essere sradicati in qualche modo, vivere un altrove, sperimentare l'irrilevanza del proprio essere. " Ho visitato e vissuto in molti altrove. E lo sento come un grande privilegio, perchè posare i piedi sul medesimo suolo per tutta la vita può provocare un pericoloso equivoco, farci credere che quella terra ci appartenga, come se essa non fosse in prestito, come tutto è in prestito nella vita". ( A. Tabucchi )
    Viaggiare è anche ridimensionarsi. Rimettersi in ascolto della vita fuori di noi, assaporare culture diverse, vedere il mondo da tutte le altre possibili angolazioni. Viaggiare leggeri, aperti, disposti a sperimentare fino in fondo la cultura che si attraversa e che ci attraversa. Entrare nello spirito del luogo senza certezze, abbandonandosi, facendosi sorprendere dall'ignoto, dal non comprensibile, dal non decifrabile. Guardare, ascoltare, leggere, sperimentare, gustare.
    Lasciarsi sorprendere dal significato delle parole e sentire il significato che assumono in un determinato luogo.
    " Kyoto ha fortuna,
    fortuna e palazzi,
    tetti alati,
    gradini in scala musicale.
    Attempata ma civettuola,
    di pietra ma viva,
    di legno, ma come crescesse dal cielo alla terra.
    Kyoto è una città bella
    fino alle lacrime.
    Vere lacrime d'un certo signore,
    un intenditore, un amatore di antichità,
    che in un momento decisivo
    al tavolo delle conferenze
    esclamò che in fondo ci sono tante città peggiori-
    e d'improvviso scoppiò in lacrime sulla sua sedia.
    Così si salvò Kyoto,
    decisamente più bella di Hiroschima".
    ( Wislawa Szymborska )
    Ripensare la Storia, ripensare la vita, ripensare la propria vita.
    Ogni viaggio è un passo verso una comprensione più profonda, più piena . Ritrovare l'anima dei luoghi è trovare la propria. E' dargli forma, è prendere piena coscienza di ciò che deve assolutamente essere salvaguardato, non ci sono altre priorità se non quella di salvare il mondo da noi, dalla nostra superbia, dalla nostra stupidità. Siamo solo di passaggio e quello che ci è stato donato, l'universo nel quale siamo immersi, è di una bellezza folgorante. Questo libro, di un lettore molto attento, restituisce il fascino incantato e misterioso ad un mondo che sembra impazzito. E' "leggero" di quella leggerezza che consola ed aiuta. Di quella leggerezza che rende " pieni " e grati. Un alleggerirsi prendendo pienezza.
    " Un luogo non è mai solo QUEL LUOGO: siamo un pò anche noi.
    In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati" ( A. Tabucchi)

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  3. Come si fa a rispondere a tanta bellezza. da tempo non sentivo dentro le parole che si facevano piano senso. Accoglierle è un onore, farle scorrere fuori sarebbe ritrovare la libertà dell'anima che ho perso.

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